STORNELLI

QUEL PIAZZALE

ROMA - OTTOBRE 19, 2020

A noi sembrava grande, quasi immenso. Al centro c’era lei. Bella, alta, ergeva verso il cielo uno scudo nella mano sinistra e una lancia nella destra. Per chi aveva fatto il classico aveva un fascino unico. Era lei che aveva combattuto al fianco degli eroi di Omero. Zeus l’aveva partorita dalla sua testa: Athena, per i romani Minerva, La Sapienza. Venivamo da tutte le parti di un’Italia mortificata dalla sconfitta. Ancora una volta aveva dimostrato di essere un gran popolo e si era rialzata. Studium urbis…, si perché il luogo dove si imparava il sapere era chiamato proprio studium, e voleva dire luogo di studio aperto a tutti, non più solo ai chierici, monaci od uomini di chiesa. La prima università “laica” fu Bologna, nel 1088, e fu la prima al mondo, poi venne Parigi e Oxford e tutte le altre. Alla iniziale facoltà di legge si aggiunsero medicina e filosofia, poi teologia. Ebbene sì…fu proprio Bonifacio VIII° a fondare “La Sapienza”, lo Studium urbis, nel 1303, poco prima di essere preso a schiaffi da Sciarra Colonna. Bonifacio aveva studiato a Bologna, e…stranamente volle dare allo “studium urbis” quel carattere di studium aperto a tutti, soprattutto ai laici, anche se strettamente controllato dal Papato. Quel piazzale…di fronte avevi fisica e chimica, alle spalle lettere e giurisprudenza. La mattina era un brulicare di ragazzi che andavano in tutte le direzioni. Dopo un po’ si conoscevano, si salutavano, si riunivano, discutevano, sempre ai suoi piedi, la dea con lo scudo e la lancia che non dovevi guardare mai prima degli esami. C’era solo lei allora, ed era sempre lei che ti dava quello spirito di corpo, un senso di appartenenza ad un sapere che elargiva a piene mani, e soprattutto un desiderio di conoscere il mondo, amarlo, possederlo e cambiarlo dove era giusto farlo. La fine degli anni 60 era febbrile, il Vietnam da una parte, la Cecoslovacchia dall’altra. Non ne potevamo più di un mondo diviso in due sotto la minaccia continua di una guerra nucleare. Da adolescenti avevamo subìto l’Ungheria e la crisi di Cuba. Mc Namara, segretario di stato di Kennedy disse che la catastrofe era stata evitata per questione di millimetri. Quando molti anni dopo si incontrò con Castro, gli chiese se insieme ai missili c’erano le testate nucleari, se lui le avesse usate, e se sapeva che questa decisione comportava la distruzione di Cuba. Castro gli rispose che le testate c’erano, che lui aveva consigliato Kruscev di lanciarle e sapeva che Cuba sarebbe stata distrutta. Questa era la tensione che c’era tra due mondi. Tensione che ricadeva su di noi, che inquinava e demoliva il sapere che lei cercava di infonderci dall’alto. L’istinto di ribellione era spontaneo. Non potevamo rimanere con le mani in mano. Quel piazzale ci dava un senso di grande forza, una forza potenzialmente illimitata che affiorava dalla passione di molti cuori che si confrontavano, parlavano, discutevano e…si menavano anche, ma poi molte volte si diventava amici, proprio perché si erano menati. In quel piazzale imparammo a diventare “animali politici”.

Michele Battista

Medico